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Carburanti e illegalità: convegno Faib e sciopero

Il 23 ottobre, 6 e 7 novembre

17 ottobre 2019

 

SCIOPERO-FAIB

La piaga dell’illegalità nel settore della distribuzione carburanti è da tempo al centro di analisi, ricerche, denunce, interrogazioni parlamentari, articoli; allo stesso tempo cresce la consapevolezza che l’abusivismo contrattuale è una delle facce del fenomeno. Una valutazione precisa o comunque vicina alla realtà delle attività illegali nel settore non è facile, le cifre fornite fanno registrare ampie oscillazioni, ma è opinione comune che venga sottratto all’erario almeno il 10% del gettito complessivo, nonostante l’impegno degli organi di controllo e gli effetti della fatturazione elettronica.

 

Il prossimo 23 ottobre a Roma, nell'ambito della fiera OilnonOil, Faib Confesercenti promuovo un apposito convegno sul tema.

 

Il convegno intende analizzare attentamente il quadro complessivo e le sue componenti, perché solo conoscendone le caratteristiche e la reale entità si può adottare una strategia di contrasto. 

 

Qui il programma completo del convegno.

 

 

6 -7 NOVEMBRE: SCIOPERO UNITARIO

Secondo stime accreditate, quanto prudenti, il fenomeno dilagante dell’illegalità nella distribuzione dei carburanti, interessando una quota che si aggira intorno al 15% di prodotti “clandestini” sul totale dei 30 miliardi di litri erogati, vale numerosi miliardi di euro ogni anno.

 

Se si considera che mille litri valgono 300 euro di IVA, che arrivano a superare i mille euro, se si aggiungono pure le accise, la quantità di denaro sottratta alla collettività ed incassata da criminali più o meno organizzati appare incommensurabile, con riflessi devastanti, oltre al resto, anche sulla concorrenza e la qualità stessa dei prodotti immessi nei serbatoi di automobilisti ignari.

 

L’illegalità è figlia delle liberalizzazioni selvagge e della conseguente destrutturazione del mercato. Le Organizzazioni di categoria – Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio – sollecitano da anni la politica e le altre componenti del settore ad adottare una riforma complessiva che metta al riparo i gestori da oltre un decennio di deregolamentazione ed allentamento dell’intero sistema regolatorio, che ha aperto le porte ad ogni forma di illegalità. Al contrario, Governo ed Agenzia delle Entrate da una parte, le compagnie ed i retisti dall’altra, continuano a trovare il modo per adottare provvedimenti il più delle volte disorganici, confusi, dall’applicabilità altamente problematica per una rete di vendita non ammodernata e persino male mantenuta e dall’esito incerto (dalla fatturazione elettronica alla trasmissione telematica dei corrispettivi; dal DAS elettronico all’introduzione dell’ISA in sostituzione degli studi di settore che mette tutta la Categoria fuori dai parametri e ignora, colpevolmente, che il Gestore ha un margine del 2% sul prezzo di vendita; all’ obbligo di acquisto del “Registratore Fiscale Telematico”; all’indifferenza sui temi legati all’onerosità della moneta elettronica) scaricando interamente solo sui gestori responsabilità e costi che dovrebbero invece essere considerati “di sistema”.


Gestori che, oltre a ciò, continuano a pagare il conto salatissimo di comportamenti tanto illegali quanto ingiustificatamente tollerati che costringono oltre il 60% della categoria a vedersi imporre rapporti contrattuali in aperta violazione delle leggi vigenti ed a subire, ancora nel 2019, l’imposizione di margini economici del 30% inferiori a quelli già riconosciuti nel 2011.

 

Di fronte alla colpevole inerzia dei Governi che si sono succeduti in questi ultimi anni ed alla interessata indifferenza delle altre componenti del settore, Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio hanno deciso di proclamare uno sciopero generale di due giorni degli impianti di rifornimento carburanti, sia sulla rete ordinaria che autostradale, per i giorni 6 e 7 novembre prossimi, con concentramento a Roma sotto il Parlamento.


LA POSIZIONE DEI SINDACATI UNITARI

Nonostante la dichiarazione di sciopero fosse nota da settimane, il Ministero dello Sviluppo Economico ha dimostrato la sua totale assenza sul terreno del confronto con i Gestori, mostrando disinteresse e superficialità verso un settore che garantisce la mobilità dei cittadini, il servizio agli automobilisti, dalla grande viabilità sino alle aree interne del paese.


Il silenzio del Governo, nel suo complesso, è un grave atto di irresponsabilità non solo verso i Gestori, ma verso i cittadini stessi che saranno chiamati a pagare, con inevitabili disagi, il conto di una politica governativa sempre più orientata ad assumere provvedimenti di impatto mediatico, anziché soluzioni per le Categorie produttive e finanche a favorire, indirettamente, il sistema bancario.


Con questa politica il Governo sceglie di marginalizzare la nostra Categoria, anche attraverso la moltiplicazione di adempimenti fiscali, tanto inutili quanto dispendiosi, senza avere il coraggio di mettere le mani – riordinandola – in quella illegittima giungla contrattuale della quale si avvantaggiano solo soggetti che - fuori da ogni regola e, spesso da ogni legalità - continuano a tenere in ostaggio un settore che contribuisce con circa 40 miliardi/anno al bilancio dello Stato.


La protesta dei Gestori carburanti, in questo contesto degradato, va avanti: le Organizzazioni di Categoria chiamano tutti i Gestori ad una partecipazione compatta alle iniziative di chiusura, per provare ad invertire una tendenza che ha come obiettivo la scomparsa della Categoria: dalla fatturazione elettronica, all’introduzione degli ISA, che risultano fortemente penalizzanti per i gestori carburanti (che, è bene ricordarlo, percepiscono un margine che non supera il 2% del prezzo pagato dagli automobilisti), ai Registratori di cassa Telematici per fatturati di 2 mila €/anno, all'introduzione di Documenti di Trasporto (Das) e modalità di Registrazione giornaliera, in formato elettronico, da digitalizzare a mano: tutti adempimenti inutili fatti per scaricare sull’ultimo anello della filiera, il più debole, oneri e costi e finanche provvedimenti penali per errori formali. Provvedimenti che duplicano le incombenze burocratiche senza alcuna valenza sulla lotta all'illegalità o alla infedeltà fiscale, lasciando in pace gli evasori di continuare a fare business anche nel nostro settore che appare sempre più inquinato dalla criminalità organizzata.


Il Governo non solo non ascolta la Categoria, ma la perseguita scaricando su di essa i costi di adeguamenti che andrebbero posti a monte, ignorando le proposte finalizzate a recuperare i 4 miliardi di frodi fiscali e illegalità, con pochi correttivi ragionevoli.


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