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DIETROLAVETRINA- Mamma barman, nuova vita in pedana

Nel Chianti una sfida tra burocrazia e asili da raggiungere

11 maggio 2016

 

Lo "Sdrucciolo"

 

“Uno pensa: metto i tavolini all’aperto, contribuisco a rendere il paese più accogliente, quindi non dovrei trovare ostacoli, anzi…e invece per installare una pedana quasi diventi matta”. Silvia Rizzuto non si da pace. Nel suo “Sdrucciolo” c’è un attimo di pausa, siamo nel primo pomeriggio di un giorno feriale. Pensa al primo mese di attività dieto il bancone, e sorride. Poi, a tutto quanto c’è stato prima; e l’espressione si fa corrucciata. Silvia è da pochi mesi una neo-micro impresa (femminile):  ha lasciato un lavoro subordinato in cui non stava più dentro e con il compagno si è messa in proprio. Lo “Sdrucciolo” è  la loro creatura, un pubblico esercizio di nuova concezione per Radda in Chianti, nel cui cuore è stato aperto agli inizi di aprile. Prima del  vernissage: l’idea, il progetto, la formazione necessaria (e non solo). E tanta burocrazia: “Prima di viverlo in prima persona non credevo che quest’aspetto assorbisse così tante energie, e soldi, ad una persona che vuole avviare un’attività. E’ stata una sorpresa in negativo, l’unica finora, devo dire”.

 

Sull’orlo di una crisi di nervi, ancora prima di iniziare?

“Spesso nei mesi prima dell’apertura mi sono chiesta se tutti quelli che vendono alimenti al pubblico riescono davvero a far fronte a tutti gli adempimenti richiesti. Un sacco di burocrazia, normativa da interpretare, fogli da sottoscrivere. E scelte da fare, per certi versi imposte: ad esempio trovare un fondo commerciale che fosse idoneo, provvisto dei requisiti a norma, è stata un’altra cosa più impegnativa di quello che pensavamo. Poi la questione delle pedane per l’esterno: se un locale può portare valore al territorio in termini di accoglienza, perché le norme lo ostacolano?

 

Nonostante tutto, siete riusciti ad aprire. Con quale idea di impresa?

“Volevamo realizzare un locale molto aperto, accogliente. A primo impatto si presenta come un bar gelateria, ma vorremmo valorizzare molto anche la funzione di incontro e intrattenimento. Aperitivi, apericene a buffet, ristorazione fredda, serate musicali. I primi test sono incoraggianti, un gruppo di nostri amici pratesi ha iniziato a suonare per qualche sera, visto l’esito li abbiamo fatti tornare”.

Tavola imbandita

 

Da cosa nasce l’idea di mettersi dietro la vetrina?

“Da una insoddisfazione crescente per quel che facevamo prima, e da esigenze familiari che stavano mutando. Da un anno e mezzo sono mamma, il lavoro di prima mi portava lontano da casa, di qui la scelta di crearsi un’occupazione più vicina. E qui ho coinvolto anche Lorenzo, ovvero il padre!”

 

Basta la volontà?

“Conta molto, ma nel nostro caso ci siamo anche convinti della necessità di una preparazione professionale. Alcuni mesi fa abbiamo frequentato il corso Barman allestito dall’agenzia Cescot di Siena. Per il tipo di locale che vogliamo proporre si è rivelato molto funzionale. Un esempio? Abbellire il calice di un cocktail con frutta o verdura è qualcosa che per ora non si vede molto spesso da queste parti, e che i clienti mi pare apprezzino molto. Il docente del corso Paolo Blasi ci ha fatto vedere grandi cose. Noi ora proviamo ad applicarle: possiamo far meglio, ma quello che già ci riesce ci piace”.

 

Da commerciante-mamma, cosa vorresti in più per Radda?

“L’offerta commerciale mi pare sostanzialmente ben assortita….punterei su un asilo nido,  decisamente: per trovarne uno ci tocca andare a Gaiole, e paghiamo pure una sovrattassa di frequenza per non residenti!”.

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