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Bottega della memoria 2019: il racconto di Maria Rosaria Infantino

50 anni di edicola

13 dicembre 2019

 

«CON MIO MARITO ABBIAMO SEMPRE DETTO CHE A 50 ANNI DI ATTIVITÀ AVREMMO CHIUSO, E COSÌ ABBIAMO FATTO» MARIA ROSARIA INFANTINO RICORDA CON TRASPORTO GLI INIZI DELL'ATTIVITÀ AVVIATA CON IL MARITO DOMENICO. «ERA IL 1968 – RACCONTA MENTRE I RICORDI SI ACCAVALLANO – E DECIDEMMO DI APRIRE UN'EDICOLA IN VIA ABRUZZO. ERA UNA ZONA DI ESPANSIONE, E UN'EDICOLA MANCAVA. MIO MARITO AVEVA LAVORATO, DA RAGAZZO, IN QUELLA DELLA MADRE, IN VIA DELLA PACE, E QUELLO ERA UN LAVORO CHE GLI PIACEVA. ALLORA NON ERA IL COMUNE A DARE LE LICENZE, MA LA PARITETICA DI ROMA CHE DAVA IL TESSERINO. ERANO I PRIMI DI NOVEMBRE, DOVEVAMO APRIRE MA CI MANCAVA ANCORA LA LUCE. ALLORA NEROZZI, CHE LAVORAVA PER IL GIORNALE LA NAZIONE, CI DISSE “NON ASPETTATE, METTETE UNA BOMBOLA A GAS AGGIUSTATE UN'ILLUMINAZIONE APRITE UGUALE” AVEVA RAGIONE PERCHÉ IN MEZZA GIORNATA, IL PRIMO GIORNO, INCASSAMMO 18 MILA LIRE».

QUELLI VISSUTI DA MARIA ROSARIA E DOMENICO SONO STATI I TEMPI D'ORO DELL'EDITORIA: LA DOMENICA VENDEVAMO 700 QUOTIDIANI. QUANDO SCARICAVANO LA SETTIMANA ENIGMISTICA CE NE PORTAVANO 150 COPIE. AVEVAMO UN PICCOLO CHIOSCHINO, MA C'ERA CONTINUAMENTE GENTE».

«LA DOMENICA NEROZZI PASSAVA E CI CHIEDEVA SE AVEVAMO ABBASTANZA GIORNALI, SE MANCAVANO CE LI FACEVA PORTARE DA QUALCHE EDICOLA CHE NE AVEVA TROPPI, SE NE AVEVAMO TROPPI LI TRASFERIVA AD ALTRE EDICOLE».

È UN FILO DI RICORDI ROBUSTO QUELLO CHE ESCE DALLA BOCCA DI MARIA ROSARIA: «MIO MARITO ERA INFERMIERE, MA QUESTO ERA IL LAVORO CHE GLI PIACEVA. GLI PIACEVA STARE AL CONTATTO COL PUBBLICO, SI RICORDAVA COSA COMPRAVA OGNI CLIENTE. APPENA ARRIVAVANO GLI FACEVA TROVARE GIÀ PIEGATO IL GIORNALE CHE PREFERIVANO E LORO APPREZZAVANO MOLTO. IO DICEVO SEMPRE “IO NON SAREI CAPACE, MI SEMBREREBBE DI FORZARE L'ACQUISTO” E INFATTI QUANDO LUI È MORTO ALL'INIZIO CREDEVO DI NON ESSERE IN GRADO DI PORTARE AVANTI L'ATTIVITÀ, MA PIANO PIANO CE L'HO FATTA E HO PROSEGUITO QUELLA CHE ERA L'ATTIVITÀ DI FAMIGLIA».

DANIELE INNOCENTI, FIGLIO DI MARIA ROSARIA E DOMENICO, RICORDA: «QUANDO ERO PICCOLO SUL BANCONE C'ERA UNA TALE COLONNA DI GIORNALI CHE NON RIUSCIVO A VEDERE FUORI O CHI ARRIVAVA, UN PERIODO D'ORO È STATO QUELLO DELLE ENCICLOPEDIE: TANTI ERANO GLI ORDINI CHE MIO PADRE FU COSTRETTO A COMPRARE UN COMPUTER, UN COMMODORE 64, CHE USAVA PER TENERE NOTA PIÙ RAPIDAMENTE DEGLI ORDINATIVI, ANCHE GRAZIE AD UN PROGRAMMA CHE GLI AVEVA FATTO UN AMICO».

«PRIMA UN'EDICOLA VENDEVA I GIORNALI, E DA LÌ VENIVANO I PROFITTI, POI I GIORNALI SI SONO VENDUTI SEMPRE MENO, ARRIVANO DECINE DI RIVISTE, CHE NESSUNO ACQUISTA E CHE GUADAGNANO SOLO SUL RESO, UN LAVORO IMMANE DI CATALOGAZIONE, LA STESSA RIVISTA, CON LO STESSO GADGET, CHE ARRIVA IN EDICOLA IN PIÙ VOLTE A DISTANZA DI POCHI MESI. E POI GLI ABBONAMENTI CHE GLI EDITORI METTONO NEI GIORNALI E CHE SPINGONO LA GENTE A SCEGLIERE QUESTA VIA, VISTO CHE COSTA MENO CHE COMPRARLO IN EDICOLA E TI ARRIVA PURE A CASA».

«LA COSA BELLA – RACCONTANO MADRE E FIGLIO – ERA CHE LA GENTE SI FERMAVA A FARE DUE CHIACCHIERE. MAGARI PRENDEVA SPUNTO DAL TITOLO DI UN GIORNALE, E NE USCIVANO FUORI CONVERSAZIONI SU TUTTO, DALLA POLITICA ALLO SPORT, E SE ERA L'ORA DEL CAFFÈ ERA UN PIACERE PRENDERLO TUTTI ASSIEME». NEL 2018 L'EDICOLA CESSA LA SUA ATTIVITÀ  «NON CE LA FACEVO PIÙ DA SOLA, MIO FIGLIO MI HA SOSTITUITO, MA IL SUO LAVORO ERA UN ALTRO, ED È GIUSTO COSÌ. CON MIO MARITO LO AVEVAMO SEMPRE DETTO CHE I FIGLI AVREBBERO DOVUTO SEGUIRE LA LORO STRADA. MA ABBIAMO COMUNQUE MANTENUTO QUANTO AVEVAMO DECISO CON DOMENICO E LA NOSTRA ATTIVITÀ HA TAGLIATO IL TRAGUARDO DEI 50 ANNI».     

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