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DIETROLAVETRINA vendere sensazioni a Chiusi scalo

Dai banchetti ai bijoux: uno spazio storico in piazza Dante torna a coccolare

02 novembre 2016

 

patrizia-camilleri

Se il tuo mestiere è vendere, e la merce di cui disponi maggiormente è l’empatia, la tua vetrina può colorarsi di ogni tipo di articoli o quasi, siano essi cacciaviti o cerotti per animali. Se poi  quel che metti  in mostra ha che fare con le emozioni tanto meglio: anche se alle spalle hai già una vita professionale bella intensa, e dalla tua casa con vista collina potresti anche volertela prendere un po’ più comoda. Così è andata in PiazzaDante 14, piena area stazione di Chiusi scalo, 70 metri quadri di spazio un tempo ravvivati da proiezioni, lustrini e videogames. Nel primo dopoguerra era questo l’affaccio del Cavallino Bianco, storico cinema ma anche sala da ballo e di “riviste”, le cui attrazioni funzionavano ben oltre i confini comunali. Tra gli anni ’70-’80 fu  poi lo spazio dove tutti i teenagers chiusini scoprirono Space invaders e gli altri videogiochi di prima generazione. A seguire, quello spazio è stato anche il primo emporio chiusino a gestione cinese. Poi dieci anni di oblio, con grande cruccio dei primi gestori del Cavallino, nonché proprietari del fondo. La cui figlia Patrizia, dopo aver passato l’adolescenza tra il banco bar e quello dei gelati, è andata a Roma per metter su famiglia, oltre a un’intensa attività professionale. Dopo qualche decennio Patrizia sceglie col marito di trasferirsi a Cortona: un buen retiro, o forse solo la ricerca di ritmi meno stancanti di quelli romani. In realtà, l’inconscio preludio ad una seconda vita, almeno commerciale: “ho iniziato a capire meglio quanto a mia madre dispiacesse non veder valorizzato quel fondo, che tanto vivo era stato in passato – racconta – così a giugno di quest’anno ho sentito il forte impulso di poterlo far rivivere con qualcosa di mio. E siccome le mie scelte migliori sono state quelle fatte d’istinto, a fine agosto Piazza Dante, 14 era aperto al pubblico”.

 

E cos’è questo “PiazzaDante14”? Perché si chiama così?


“Perché ho fatto di necessità virtù, usando il nome come strumento di localizzazione, considerando che suona bene ed ha un che di toscano, legato al territorio. Del resto,  non trovavo un nome che caratterizzasse in pieno l’idea che avevo in mente; il che non era semplice. Ho provato a creare un negozio come avrei voluto trovarne a Roma e forse non ho mai trovati, anche se per la verità qualcosa di simile c’è.  Banalizzando potrei dire che è uno spazio dove si vendono borse, bigiotteria, articoli per la casa e per la persona. In realtà vuol essere uno spazio dove offrire sensazioni, solleticare i sensi e il sorriso interiore delle persone: ‘concept store’ è la definizione più calzante, anche se non trova piena corrispondenza nella nostra lingua”.

 

Come si arriva a concepire un.. concept store?


“Nel caso mio facendo per quasi 40 anni tutt’altro: dieci anni alla sede nazionale dei sommelier AIS nell’Hilton di Roma, corsi di alta cucina con lo chef Antonio Sciullo e di pasticceria con lo chef Giuseppe Amato, poi gestendo una società di catering e banqueting che mi ha portato ad allestire matrimoni e eventi in chissà quante case o location romane. Ma a un certo punto ho sentito il bisogno di dire basta, lasciando campo a mio marito e mio  figlio, che nel frattempo si era aggregato nell’impresa”

 

Cosa resta di tutto ciò, in questa nuova impresa? E che effetto fa ripartire da Chiusi?


“Nel nuovo negozio ho scelto di disporre le merci secondo isole: c’è quella dei bijoux classici o  in alluminio riciclato, quella delle borse di vera pelle, lo spazio dello Sheffield, l’angolo degli scialle indossabili sia in estate che in inverno, il corner delle “patatine profumate” Scentchips. Isole, perché questa era la disposizione tipica delle pietanze nei banchetti che allestivo in passato.  Quanto a Chiusi, non è più quella della mia adolescenza, quando era in costruzione la ferrovia e c’era tanto fermento. Oggi si scende dal treno e si nota l’assenza di attività rimaste aperte per decenni, l’edicola e la tabaccheria. Tuttavia ho pensato che meritasse ancora una scelta forte come la mia. Ci sono anche segnali stimolanti: il clima positivo tra i commercianti, almeno quelli del Ccn Chiusinvetrina; il sostegno rapido e efficace che ho ricevuto da chi mi ha aiutato ad aprire l’attività in neppure tre mesi. Sensazioni positive, insomma: e se io vendo sensazioni, dovrà pur contare qualcosa”.

 

Le sensazioni spesso evocano nuovi sogni.


“Sì, in futuro vorrei per questo negozio un po’ di spazio in più: magari per servire anche un caffè, far sedere qualcuno che vuol leggere un libro. Se chiudo gli occhi mi viene in mente il film Chocolat. Le rendo il senso?”.

 

 

 

 

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