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20 marzo 2012
Albergatori B&b ed altri sono alle prese in questi giorni con l'imposta di soggiorno, all'atto pratico in via di attuazione nella gran parte dei comuni senesi in ordine quantomai 'sparso'. A fine gennaio le cinque sigle rappresentative di tutte le tipologie ricettive si sono radunate a Siena per rilanciare tuta la propria contrarietà verso questa misura, e per proporre ai comuni di adottare contromisure. a 'frittata' fatta: ad esempio l'individuazione precisa di nuovi fondi per il sostegno della promozione turistica. “E' stato detto che questo provvedimento graverà solo su una categoria, anziché su tutti i cittadini – ha osservato Maurizio Cipriani, Presidente provinciale Asshotel Confesercenti – ma questa sarà vero solo se dovesse verificarsi un aumento di visitatori dalla capacità di spesa superiore alla media attuale. Diversamente, non solo il ricettivo ma tutto il tessuto economico senese dovranno fare i conti con un decremento nella ricaduta sul territorio, dovuta al fatto che quegli euro che andranno in imposta avrebbero potuti esser spesi dai turisti in negozi, musei e in quant'altro i nostri luoghi offrono”. Cipriani, come già la Responsabile Turismo di Confesercenti Siena Sonia Pallai nelle settimane precedenti, hanno giocoforza dovuto ricalcare il solco dell’allarme lanciato – per primi – a novembre, e poi ribadito alla vigilia dell’Epifania, quando la Giunta comunale di Siena ha deliberato l’adozione della tassa. A poco, all’atto pratico è valso il tentativo di coordinamento su scala provinciale tentato dall’omonima Amministrazione, che ha scontato probabilmente un eccesso di localismi. E così, come dimostra lo ‘stato dell’arte’ fotografato nelle pagelle in allegato, da un Comune all’altro si riscontrano interpretazioni applicative decisamente variabili, con qualche punta davvero paradossale.