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Bottega della memoria 2019: il racconto di Ivo Mezzedimi

Merende a “chilometri zero”

13 dicembre 2019

 

NELL’ARIA DEL BOSCO SI DIFFONDEVA UN INVITANTE ODORE DI ZUPPA DI PANE.

PROVENIVA DA UN GRAN PENTOLONE FUMANTE ED AL SOLO RICORDO MI VIENE L’ACQUOLINA IN BOCCA.

ACCADEVA NEI FINE SETTIMANA D’ESTATE NEGLI ANNI ‘70 ALLA “LECCIATINA”: UNA CASA

COLONICA CIRCONDATA DA UN SECOLARE BOSCO DI LECCI. SICCOME QUESTO BEL POSTO È BEN VISIBILE DALLA STRADA REGIONALE PER VOLTERRA ED È A DUE PASSI DAL PAESE DI CASTEL SAN GIMIGNANO, DOVE ABITAVO ED ABITO, MI ERA SEMBRATO IL LUOGO GIUSTO PER PROVARE AD AVVIARVI UNA PICCOLA ATTIVITÀ STAGIONALE DI RIVENDITA DI MERENDE.

COINVOLSI IN QUESTA AVVENTURA IL MIO AMICO E COMPAESANO GALENO, LE NOSTRE MOGLI TERZILIA ED ELENA E, IMPEGNI AGRICOLI PERMETTENDO, MIA SUOCERA ARGIA.

PER QUESTE DONNE LA CUCINA ERA (E PER MIA MOGLIE LO È SEMPRE) UNA VERA PASSIONE.

SEMPRE   DISPONIBILI   A   PREPARARE   PRANZI   E CENE, STAVANO   PER   ORE   AI FORNELLI ED IMMANCABILMENTE   DALLE   LORO   CUCINE   USCIVANO   MANICARETTI   CHE   GLI   OSPITI   NON MANCAVANO MAI DI LODARE. FURONO QUINDI LE PRIME AD ACCOGLIERE CON ENTUSIASMO LA MIA IDEA.

COSÌ PRENDEMMO IN AFFITTO UNA PARTE DELLA “LECCIATINA”, DOVE GIÀ ESISTEVA UN CAPANNO DI LEGNO COSTRUITO PROPRIO SULLA STRADA, RIPARATO DAL CALDO DALL’OMBRA DEI LECCI E CON UN GRAN PRATO ADIACENTE CHE PENSAMMO DI ADIBIRE   A   PARCHEGGIO.   CON   UN   PICCOLO   CAPITALE RISTRUTTURAMMO IL CAPANNO, AMPLIANDOLO E ATTREZZANDOLO CON ACQUAIO, FRIGO, FORNELLI E BANCONE DA BAR. COMPRAMMO ANCHE TAVOLI E SEDIE IN STILE RUSTICO E DUE ALTALENE PER FAR GIOCARE I BAMBINI DEI CLIENTI.

IO E GALENO FACEVAMO A TURNO I CAMERIERI ED I CASSIERI. IL COMPITO PIÙ DIFFICILE FU AFFIDATO OVVIAMENTE ALLE SIGNORE: CUCINARE “CASALINGO” MA PER TANTE PERSONE.

IL NOSTRO MENÙ   ERA  MOLTO  SEMPLICE   E   TIPICAMENTE   TOSCANO: CROSTINI   CON   FEGATINI   E   DONZELLE CUCINATI DA ELENA, ZUPPA RIBOLLITA E DOLCI   FATTI DA TERZILIA; PANINI CON AFFETTATI E FORMAGGI COMPRATI DA CONTADINI E PASTORI VICINI AL PAESE; POMODORI ED INSALATE DEI NOSTRI ORTI (QUANDO C’ERANO). IL VINO E IL VINSANTO LI COMPRAVAMO DA UNA FATTORIA LOCALE, L’OLIO D’OLIVA ERA IL MIO E DAI NOSTRI CAMPI PROVENIVA ANCHE LA FRUTTA CON LA QUALE SI FACEVANO LE MARMELLATE PER LE TORTE. DAL POLLAIO DI MIA SUOCERA ARRIVAVANO UOVA FRESCHE A VOLONTÀ.

QUANDO TERZILIA E ARGIA AVEVANO PIÙ TEMPO, DURANTE LA SETTIMANA, SCALDAVANO  IL

GRAN FORNO A LEGNA DI CASA NOSTRA PER CUOCERVI IL PANE PER LA RIBOLLITA E I PANINI, LE TORTE, I CANTUCCINI E LE CROSTATE DA RIVENDERE. PIETANZE CON UN GUSTO UNICO CHE NON AVANZAVANO MAI. OVVIAMENTE ANCHE LA ZUPPA DI PANE VENIVA PREPARATA IN ANTICIPO.

ELENA INVECE FACEVA UN IMPASTO  CON I FEGATINI DI POLLO DAVVERO SPECIALE, LA PASTA DI PANE PER LE DONZELLE  CHE   FACEVA   RILIEVITARE ALMENO DUE VOLTE AFFINCHÉ FOSSERO PIÙ LEGGERE E FRAGRANTI ( BENCHÉ ANDASSERO FRITTE NELL’OLIO D’OLIVA) E TALVOLTA ANCHE DEI DOLCI.

INSOMMA: TUTTO QUELLO CHE OFFRIVAMO AI NOSTRI CLIENTI ERA GENUINO E SICURAMENTE A “ KM ZERO” ANCHE SE NON AVEVAMO NESSUNA CERTIFICAZIONE DA ESIBIRE.

LA   VERIFICA DELL’AUTENTICA BONTÀ E GENUINITÀ DEI NOSTRI CIBI ERA DIMOSTRATA DALLA SODDISFAZIONE E DALL’AFFEZIONE DEI NOSTRI CLIENTI.

LA MERENDA ALLA “LECCIATINA” DIVENNE UN’ABITUDINE PER MOLTI CASTELLANI E OGNI ANNO AUMENTAVANO LE PERSONE CHE, SOPRATTUTTO DI RITORNO DAL MARE, CENAVANO AL FRESCO DEI LECCI. LA DOMENICA   SERA   IN   MOLTI   DOVEVANO   PARCHEGGIARE LUNGO LA STRADA PERCHÉ NEL PRATO NON C’ERA POSTO PER TUTTI.

FUMMO SORPRESI DA TANTO SUCCESSO E PER FORTUNA VENNERO SPESSO A DARCI UNA MANO RENZO E MARA, UNA COPPIA DI CARISSIMI AMICI FIORENTINI CHE AVEVANO LA CASA DI CAMPAGNA NEL PAESE. LUI ERA   CONTABILE   PERCIÒ   AL   BISOGNO   STAVA   ALLA   CASSA, MENTRE LEI CI AIUTAVA NEL SERVIRE AI TAVOLI. SEMPRE ATTENTA E GIOVIALE. NON AVREMMO POTUTO TROVARE UNA CAMERIERA MIGLIORE.

D’ALTRONDE IO E GALENO ERAVAMO CAMERIERI UN PO’ IMBRANATI. QUALCHE VOLTA NELLA FRETTA DI SERVIRE CI URTAVAMO OPPURE CADEVANO POSATE O BICCHIERI E ALLORA CI POTEVANO SCAPPARE IMPRECAZIONI, ANCHE QUELLE GENUINAMENTE TOSCANE.

 MIA   SUOCERA   SI ERA IMPROVVISATA    ADDETTA   ALLA   FRITTURA   DELLE   DONZELLE   E   DALLE   LORO   FORME   E DIMENSIONI   ERA   EVIDENTE   CHE   NON   ERANO   FATTE DA UN FORNO INDUSTRIALE …..PERÒ   CHE   BONTÀ! FRIGGEVA SUL RETRO DELLA BARACCHINA PER NON AFFUMICARE CHI STAVA MANGIANDO E, QUANDO L’OLIO LE SCHIZZAVA ADDOSSO DA LÌ PROVENIVANO DEI TOSCANISSIMI ACCIDENTI.

ANCHE LE CUOCHE, SE SI ACCORGEVANO DI NON AVER PREPARATO ROBA SUFFICIENTE PER SODDISFARE TUTTE LE RICHIESTE, ANDAVANO IN SUBBUGLIO.

PER FORTUNA VENIVA LORO IN SOCCORSO QUELLA INVENTIVA CHE AVEVANO SOLO LE MASSAIE CONTADINE ABITUATE A CUCINARE CON POCO A DISPOSIZIONE. IL PERIODO DELLA GUERRA CHE AVEVAMO VISSUTO DA PICCOLI, CI AVEVA LASCIATO TRA I TANTI BRUTTISSIMI RICORDI ANCHE QUESTO UTILE INSEGNAMENTO.

COSÌ RIUSCIVANO A CREARE PRONTAMENTE DEI CROSTONI GUSTOSI CON OLIO E RESTI DELLE VERDURE USATE PER LA PREPARAZIONE DELLA RIBOLLITA. DEGNI DELLA MIGLIORE CUCINA VEGETARIANA ED IN ANTICIPO SULLA MODA DEL RICICLO DEI CIBI AVANZATI, ANCHE QUESTI VENIVANO SEMPRE APPREZZATI.

UN MOMENTO DI DISCUSSIONE, TRA LE SIGNORE, ERA QUELLO DELLA PREPARAZIONE DELLE PORZIONI DELLA ZUPPA DI PANE. ELENA ERA ABITUARE A SODDISFARE QUATTRO BUONE FORCHETTE E PER LEI NON ERANO MAI SUFFICIENTI. QUINDI INTERVENIVA LA PIÙ PARCA TERZILIA CHE, NON SENZA POLEMICHE, LE RIDUCEVA.

OGNI PICCOLO DIVERBIO O DISGUIDO VENIVA COMUNQUE AFFRONTATO E RISOLTO CON SPIRITO  ALLEGRO E AMICHEVOLE.

ALLA “LECCIATINA” NON SOLO SI MANGIAVA DAVVERO BENE, MA ANCHE IN UN CLIMA COSÌ FAMILIARE CHE CERTO CONTRIBUÌ AL SUCCESSO DELL’IMPRESA.

CON  I CLIENTI PIÙ AFFEZIONATI  CI   CHIAMAVAMO   ORMAI   PER   NOME   E,   ANCHE   SE   FACEVAMO   UN   PO’ DI CONFUSIONE DAVANTI E DIETRO AL BANCONE, TUTTO FINIVA CON UN  SORRISO E MAGARI CON UN VIN SANTO OFFERTO.

CERTE VOLTE L’AMBIENTE SI TRASFORMAVA IN UN VERO E PROPRIO TEATRINO COMICO.

COME   QUANDO   MIA   MOGLIE   INCIAMPÒ   ROVESCIANDO   UN   GRANDE   VASSOIO   DI   ZUPPA INGLESE, AMOROSAMENTE PREPARATA E DECORATA CON SCAGLIETTE DI CIOCCOLATO, DENTRO UN PANIERE DI VIMINI (PER FORTUNA PULITISSIMO).

LEI PIANGEVA, ELENA DIVENNE ISTERICA, GALENO ANDÒ SU TUTTE LE FURIE E IO RESTAI SENZA FIATO: ERA L’ULTIMO DOLCE CHE AVEVAMO A DISPOSIZIONE PER QUELLA SERA!

MIA FIGLIA, ALLORA PICCOLA, VIDE LA SCENA E RIBATTEZZÒ IL DOLCE “PANTANO INGLESE” FACENDOCI RIDERE TUTTI.  CHI STAVA MANGIANDO NON CAPÌ IL MOTIVO DEL TRAMBUSTO COSICCHÉ QUANDO IL” PANTANO” FU RECUPERATO, RICOMPOSTO IN PICCOLE CIOTOLE E SERVITO, EBBE LO SPERATO SUCCESSO.

DIVERSE VOLTE VENNE A MANGIARE DA NOI( CON MOLTI AMICI AL SEGUITO)  UN FAMOSO ATTORE DI TEATRO CHE IN QUEGLI ANNI RECITAVA A VOLTERRA: GIANRICO TEDESCHI.

MI PIACE PENSARE CHE QUALCHE ISPIRAZIONE PER LE SUE SCENETTE   L’ABBIA AVUTA PROPRIO GUARDANDO QUESTI CINQUE RISTORATORI IMPROVVISATI, MENTRE SI GUSTAVA LA RIBOLLITA “A KM 0” PER LA QUALE ANDAVA MATTO.

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