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Bottega della memoria 2019: il racconto di Sandro Montomoli

C’era una volta… il circo “Tafani”

13 dicembre 2019

 

PER NOI RAGAZZI DEGLI ANNI CINQUANTA ERA VERAMENTE “IL PIÙ BELLO SPETTACOLO DEL MONDO”. QUANDO ARRIVAVA ALFREDO (IN ARTE MANICOMIO) O PIETRO (DETTO FIACCA), PERCHÉ ERANO DUE I CIRCHI DEL TAFANI, ALLEGRIA E DIVERTIMENTO ERANO ASSICURATI PER QUINDICI GIORNI, UN MESE. LA DINASTIA CIRCENSE DEI TAFANI INIZIA NEGLI ANNI ‘20 CON IL CAPOSTIPITE ALFREDO, DI ORIGINE FIORENTINA, NATO IN VIA DEGLI ALFANI, CHE TRASMETTE LA PASSIONE E L’ARTE AL FRATELLO PIETRO. INIZIARONO A GIROVAGARE PER LE PIAZZE DELLA TOSCANA, DELL’ALTO LAZIO E PARTE DELL’EMILIA E ROMAGNA TIRANDO SU UN TENDONE CON UN SOLO PALO CENTRALE. GIÀ NEGLI ANNI ’20 ALFREDO POSSEDEVA TRE CAVALLERIZZE: MARIA, MARIUCCIA E MARIELLA, E ALCUNI LEONI CHE NON ERANO AMMAESTRATI, MA COSTITUIVANO UGUALMENTE UN’ATTRAZIONE, IN QUANTO LA GENTE DI ALLORA NON LI AVEVA MAI VISTI IN CARNE ED OSSA, IN REALTÀ PIÙ OSSA CHE CARNE. FINO AGLI ANNI QUARANTA LE COSE ANDARONO MOLTO BENE E I NOSTRI ARTISTI AVREBBERO SICURAMENTE RAGGIUNTO ALTI LIVELLI SE NON FOSSE INTERVENUTO IL CONFLITTO BELLICO A ROVINARE TUTTO. COMUNQUE NON SI PERSERO D’ANIMO, UNA VOLTA FINITE LE OSTILITÀ MONDIALI, RIFONDARONO L’ATTIVITÀ CON MAGGIORE ENTUSIASMO DI PRIMA. LA FAMIGLIA NEL FRATTEMPO SI ERA ARRICCHITA DI QUATTRO FIGLI, DUE MASCHI E DUE FEMMINE: BIBI, FRANCESCO, ELICA, ARGIA E DELLA NIPOTINA RITA. SI SPOSTAVANO CON DUE CAROVANE: UN PULMAN, UN CAMION E UNA ROULOTTE CHE SERVIVA DA CASA E DA CAMERINO PER GLI ARTISTI. “IN MAREMMA E NEL GROSSETANO ERAVAMO DI CASA E DI BOTTEGA”, DICE FRANCESCO, IL PIÙ GIOVANE DEI FRATELLI. EGLI FACEVA IL CLOWN MUSICALE, SUONAVA SETTE STRUMENTI: LA TROMBA, LA FISARMONICA, LO XILOFONO, I MATTONI, (DI CUI ESEGUIVA CON MAESTRIA L’OMONIMO BALLO) I BUBBOLI, LE BOTTIGLIE ED I MANTICINI, SALTAVA ALLA PEDANA E LANCIAVA COLTELLI CONTRO BERSAGLI INANIMATI CON MOLTA PRECISIONE. ELICA ED ARGIA (LA PIÙ PICCOLA), ERANO DUE BELLISSIME RAGAZZE, CHE OLTRE A FAR INNAMORARE TUTTI I GIOVANI DEI PAESI IN CUI IL CIRCO FACEVA SOSTA, LAVORAVANO AL TRAPEZIO CON GRANDE MAESTRIA, AIUTATE IN QUESTO DA BIBI. ARGIA DAVA IL MASSIMO QUANDO SI ESIBIVA IN NUMERI DI CONTORSIONISMO VERAMENTE DA GRANDE ARTISTA, LASCIANDO STUPEFATTI GLI SPETTATORI CHE IN QUEGLI ANNI NON ERANO SMALIZIATI COME OGGI, NON AVENDO MAI VISTO NIENTE DI SIMILE. SEMPRE GRANDE IMPRESSIONE SUSCITAVA LA SUA ENTRATA IN UNA VALIGIA, CHE POI FIACCA, PORTAVA VIA, DOPO AVERCELA RINCHIUSA, SOTTO SCROSCIANTI APPLAUSI. ELICA, OLTRE AL TRAPEZIO, INTRATTENEVA LA CLIENTELA AL TIRO A SEGNO CON LA SUA AVVENENZA E SIMPATIA. PREPARAVA CON CURA I GESSETTI CHE I BALDI TIRATORI DOVEVANO ABBATTERE PER MERITARSI UN PREMIO, CHE GENERALMENTE CONSISTEVA IN UN BEL SORRISO O UNA STRIZZATINA D’OCCHIO. RITA RIASSUMEVA IN SÉ LE DOTI DELLE ZIE, COMPLETANDO LO SPETTACOLO CON NUMERI DI EQUILIBRISMO DEGNI DEI MIGLIORI ARTISTI DI FAMA INTERNAZIONALE. ALLA FINE DELLO SPETTACOLO, I NOSTRI ARTISTI PASSAVANO CON UN RETINO ACCHIAPPAFARFALLE IN MEZZO AL PUBBLICO, NEL DIFFICILE TENTATIVO DI RACCOGLIERE QUALCHE LIRA IN PIÙ. LA MONETA IN QUEGLI ANNI ERA MOLTO SCARSA, MA GLI ANIMI DELLA GENTE, ANCHE SE POVERA, OLTREMODO GENEROSI, E LA PECUNIA RACIMOLATA AD OGNI SPETTACOLO, HO SAPUTO DA FRANCESCO, SERVIVA NON POCO A COPRIRE LE SPESE OCCORRENTI PER LE NUMEROSE RIPARAZIONI E ALLA ORDINARIA MANUTENZIONE DEL CIRCO. IN ESTATE, ANZICHÉ MONTARE IL TENDONE, CON L’UNICO PALO CENTRALE, VENIVANO ALZATE DELLE TENDE DETTE “DI GIRO”, TUTTO INTORNO ALLA PISTA DELLE ATTRAZIONI, IN MODO CHE LA GENTE DAL DI FUORI NON POTESSE VEDERE LO SPETTACOLO NELLA SUA INTEREZZA. A TALE PROPOSITO FRANCESCO RACCONTA DEI DELIZIOSI ANEDDOTI CIRCA L’ESPEDIENTE ESCOGITATO DA “MANICOMIO” PER SCORAGGIARE CHI, COMMETTENDO UN PICCOLO REATO, ARRECANDO PERÒ UN DANNO NON INDIFFERENTE, FORAVA LA STOFFA PER SBIRCIARE DENTRO E GODERSI LO SPETTACOLO SENZA PAGARE IL BIGLIETTO. NOTTETEMPO SI PROCURAVA DELLO STERCO DI VACCA E PRIMA DI DARE IL VIA AI GIOCHI STROFINAVA TALE DELIZIA IN PROSSIMITÀ DELLE APERTURE CHE I MARIUOLI DI TURNO AVEVANO PRATICATO. A TORRITA DI SIENA, DOVE PER ESIGENZE LOGISTICHE LA PISTA VENIVA MONTATA “IN BUCA”, INTORNO ALLA QUALE CORREVA UN LARGO MURELLO, E LE COPPIETTE VI SI SEDEVANO AL FRESCO, GODENDO LO SPETTACOLO DALL’ALTO SENZA SPENDERE, IL PROFUMATO ESCREMENTO DI BOVINO ERA SPALMATO SULLA SOMMITÀ DI QUESTO, CON LE OVVIE CONSEGUENZE ED IMPRECAZIONI. AL PALAZZETTO DI CHIUSDINO, DURANTE IL NUMERO DELLA “BALLERINA” ESEGUITO DA FRANCESCO CHE CONSISTEVA NEL BALLARE TANGO, VALZER, MAZURCA E ROCK’N ROLL CON IL MANICHINO ATTACCATO ALLA PUNTA DELLE SCARPE, PER UNA STRANA COMBINAZIONE, NON VOLUTA DA CHI IN QUEL MOMENTO SI STAVA ESIBENDO, SCATTÒ IL MECCANISMO DEL LUCCHETTO CHE ERA FISSATO CON UN FIOCCO ROSSO AI MUTANDONI DEL PUPAZZO DI STOFFA E LO FECE VOLTEGGIARE SENZA CONTROLLO SOPRA LA TESTA DELL’ARTISTA, RICADENDO POI CON GRAN TONFO IN TERRA. TANTE FURONO LE RISA E L’ENTUSIASMO SUSCITATO NEL PUBBLICO CHE UNA GIOVANE DONNA IN AVANZATO STATO DI GRAVIDANZA DOVETTE RICORRE D’URGENZA ALLE PRESTAZIONI DELLA “LEVATRICE” PRESENTE IN SALA, LA QUALE CONSTATATA LA ROTTURA DELLE ACQUE DELLA NEO MAMMA, CON GRANDE PERIZIA RIUSCÌ A FARLA PARTORIRE IN SALA.

 

PURTROPPO AGLI INIZI DEGLI ANNI SETTANTA QUESTE PICCOLE REALTÀ, NON DISPONENDO DI AIUTI STATALI SCOMPARVERO, ED I VARI ARTISTI SI DISPERSERO A DESTRA E A MANCA. I VECCHI FONDATORI, “FIACCA” E “MANICOMIO”, SOPRAVVISSERO CON LA MAGRA PENSIONE PER POCHI ANNI A VENIRE. BIBI, TRASFERITOSI A MONTEMERANO, VOLLE RESTARE NEL MONDO DELLO SPETTACOLO, PROIETTANDO PELLICOLE CINEMATOGRAFICHE “A PASSO RIDOTTO” FINO A CHE IL PROGRESSO LO INGOIÒ DEFINITIVAMENTE, TRASFORMANDOLO IN ELETTROTECNICO E RADIO RIPARATORE. LE FEMMINE ELICA, ARGIA E RITA SI SONO FELICEMENTE SPOSATE CON UOMINI SEDENTARI E DELLA LORO PRECEDENTE ATTIVITÀ CONSERVANO GELOSAMENTE SOLO ALCUNE BELLISSIME FOTO. SOLO FRANCESCO, IN  QUALCHE MODO, PER ALCUNI ANNI RIMASE NELL’AMBITO CIRCENSE, PRESTANDO LA SUA PREZIOSA COLLABORAZIONE COME TROMBETTISTA (ESSENDO DIPLOMATO IN TALE STRUMENTO AL CONSERVATORIO) NELL’ORCHESTRA DI ORLANDO E ATHOS ORFEI. DOPO AVER LAVORATO COME RAPPRESENTATE DELLA DITTA “PERUGINA”, SI È RITIRATO IN PENSIONE ED ATTUALMENTE VIVE IN UNA BELLISSIMA CASA NELLA CAMPAGNA SENESE CON LA SUA COMPAGNA E I DUE FIGLI. IL MASCHIO, EX ATLETA DI DECATLON, BUON SANGUE NON MENTE, CHE PURTROPPO PER UNO SFORTUNATO INCIDENTE NON PUÒ PIÙ PRATICARE, ED UNA FEMMINA, BRILLANTE UNIVERSITARIA. SE PER CASO VI CAPITERÀ DI PARTECIPARE AD UNA FESTA PAESANA ED ESSERE RAPITI DALLE DOLCI NOTE DI UNA TASTIERA, FACILMENTE POTREBBE TRATTARSI DI CHECCO, CHE NON RIESCE A STARE LONTANO DAL MONDO DELLO SPETTACOLO E DALL’ARTE DELLA MUSICA. CAPITÒ POI UN ANNO, SUBITO DOPO LA PARTENZA DEL CIRCO TAFANI UN PERSONAGGIO VERAMENTE PITTORESCO. DISSE DI ESSERE UN FACHIRO PROVENIENTE DALL’INDIA E AVEVA INTENZIONE DI FERMARSI QUALCHE GIORNO IN PAESE PER PRESENTARE IL SUO FANTASMAGORICO SPETTACOLO DI FUOCO E MAGIE ORIENTALI AL POPOLO DI CICIANO.

 

IN VERITÀ L’UOMO ASSOMIGLIAVA PIÙ AD UN OMBRELLAIO DISPERATO CHE AD UN TIPICO SANTONE INDIANO. AVEVA UNA BARBA CHE NON RADEVA DA SETTIMANE. NON ERA ALTO PIÙ DI UN METRO E CINQUANTA E NON CREDO PESASSE PIÙ DI 50 CHILI, ABITI COMPRESI. I SUOI MINUSCOLI OCCHI SPAURITI DA CINESINO SI GUARDAVANO CON DIFFIDENZA, COME SE GLI STESSE PER CAPITARE QUALCOSA DI SPIACEVOLE. 

 

AL PRIMO PASSANTE CHE VIDE CHIESE DOVE FOSSE UNA TRATTORIA PER POTERSI RIFOCILLARE. GLI FU INDICATA LA BOTTEGA DI ALIMENTARI DI NADA, CHE A QUEL TEMPO ERA ANCHE UN PUNTO DI RISTORO PER I RARI TURISTI O VIAGGIATORI DI COMMERCIO.

BEVVE E MANGIÒ A QUATTRO PALMENTI, TANTO CHE A FATICA RIUSCÌ AD ALZARSI DALLA SEDIA ED A RAGGIUNGERE IL GRANDE GARAGE DI TARCISO, POCO DISTANTE DA LÌ, DOVE AVREBBE PRESENTATO I SUOI NUMERI.

LA SERA VENNE MOLTA GENTE CURIOSA DI ASSISTERE AD UNO SPETTACOLO TANTO INUSUALE.

IL FACHIRO SI PRESENTÒ CON IL VESTITO DI SCENA, UN PO’ MALANDATO, MA DI SICURO EFFETTO.

IN TESTA PORTAVA UN TURBANTE DAI COLORI UN PO’ SBIADITI, CON UN FINTO RUBINO SULLA FRONTE RICAVATO DA UN FONDO DI BICCHIERE. I PANTALONI VERDI DI LAMÈ, SCARPE GIALLE CON LA PUNTA ALL’INSÙ. ERA NATURALMENTE A TORSO NUDO; COSÌ RISALTAVA TUTTA LA SUA MAGREZZA, CHE NON NASCONDEVA UN PO’ DI PANCETTA.

IL PRIMO NUMERO FU DELL’INCANTATORE DI SERPENTI. POSE AL CENTRO DELLA SALA UNA GROSSA CESTA ED INIZIÒ A SUONARE UN PIFFERO, DALLA MUSICHINA STONATA CHE SUSCITÒ L’ILARITÀ DI ALCUNI TRA IL PUBBLICO.

TUTTI GLI SPETTATORI, ASPETTAVANO CHE IL SERPENTE SPUNTASSE FUORI DAL CANESTRO; NONOSTANTE IL NOSTRO ARTISTA SUONASSE FORTE GONFIANDO LE GOTE A DISMISURA, DEL RETTILE NON SI VIDE NEMMENO L’OMBRA.

L’UOMO SI SCUSÒ, DICENDO CHE IL COBRA ERA UN PO’ BIZZARRO E QUANDO DECIDEVA DI NON USCIRE ALLO SCOPERTO NON C’ERA PIFFERO CHE GLI FACESSE CAMBIARE IDEA.

NON SOLLEVÒ MAI IL COPERCHIO ED IO CREDO CHE, DENTRO IL CESTO, NON CI FOSSE STATA NEMMENO LA PELLE DI UN SERPENTE.

IL SECONDO NUMERO FU QUELLO DEL MANGIAFUOCO: LO ESEGUÌ BENISSIMO. NE RIMASI MOLTO IMPRESSIONATO. ALLORA NON CAPIVO COME POTESSE SPUTARE FIAMME DI FUOCO SENZA BRUCIARSI LA LINGUA E LA BOCCA: CREDEVO CHE LE FIAMME PROVENISSERO DALL’INTERNO DEL CORPO.

POI, SI ESIBÌ NEL CLASSICO SONNELLINO SU UN LETTO DI CHIODI, CHE FURTIVAMENTE, INCURIOSITI, ALCUNI SPETTATORI ERANO ANDATI A TOCCARE LE PUNTE, GIUDICANDOLE UN PÒ TROPPO ARROTONDATE. INFINE VENNE IL NUMERO PIÙ ESILARANTE CHE MANCÒ POCO FINISSE IN TRAGEDIA.

 

SVITÒ UNA LAMPADINA DAL LAMPADARIO DEL GARAGE E PRONUNCIANDO FRASI “MAGICHE” INCOMPRENSIBILI, AL PUBBLICO, INIZIÒ AD ACCAREZZARLA.

 

QUESTA FASE DURÒ CIRCA DIECI MINUTI. TUTTI SI STAVANO DOMANDANDO COSA AVESSE INTENZIONE DI FARE. QUALCUNO COMINCIAVA GIÀ A SPAZIENTIRSI E A RUMOREGGIARE, QUANDO: “SIGNORE E SIGNORI, UN MINUTO DI SILENZIO PER CORTESIA, STATE PER ASSISTERE AD UN NUMERO VERAMENTE ECCEZIONALE CHE SOLI POCHI RIESCONO AD ESEGUIRE”, DISSE.

 

AFFERRÒ LA LAMPADINA CON DUE DITA DALL’IMPANATURA, E SE LA INFILÒ IN BOCCA TUTTA INTERA. EBBE UN MOMENTO DI ESITAZIONE E POI INIZIÒ A MASTICARLA. “CRASH, CRUNK, CRUNK, CRUNK…”, FECE UN ATTIMO DI PAUSA E DI NUOVO “CRASH CRUNK., CRUNK, CRUNK…” DIVENNE ROSSO COME UN PEPERONE, BEVVE UN BICCHIERE D’ACQUA POI CONTINUÒ “CRASH, GRUNK, GRUNK…, HAI, HAI, OIOI, OIOI, CHE DOLORE, HIC, HIC…”, COMINCIANDO A SPUTARE SANGUE.

 

SUBITO IL DOTTOR MANGANELLI, CHE STAVA ASSISTENDO ALLO SPETTACOLO SI PRECIPITÒ IN SALA ED INSIEME AD URIO, IL FALCO, LO PRESERO PER LE GAMBE, LO VOLTANDOLO A CAPO ALL’INGIÙ E CON ROBUSTE PACCHE NELLA SCHIENA, RIUSCIRONO A FARGLI SPUTARE IL VETRO CHE GLI ERA RIMASTO INCASTRATO NELL’ESOFAGO E, PER SUA FORTUNA, NON GIUNTO NELLO STOMACO.

 

OGNI VOLTA CHE IN TELEVISIONE O IN STRADA, VEDO ARTISTI ESIBIRSI IN NUMERI DA MANGIAFUOCO O DI FACHIRISMO, RIPENSO ALLA MIA MERAVIGLIA DI BAMBINO, A QUEL GIORNO E MI EMOZIONO ANCORA... PROVANDO ANCHE TENEREZZA PER QUEL FACHIRO SOLO “SBANDATO” E TRISTE.



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