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DIETROLAVETRINA Anni Gagliardi all’insegna dell’ arte

La galleria di San Gimignano verso il quarto di secolo

08 giugno 2016

 

Stefano Gagliardi

Stefano Gagliardimilanese, architettodesigner, due generazioni di ‘ciabattini’ alle spalle. Nei primi anni ‘70, ancora studente, capita a San Gimignano per vendere braccialetti con un piccolo banchino e se ne invaghisce. Alla fine degli Ottanta, quando un progetto nazionale punta a lanciare in franchising l’artigianato artistico in varie località d’Italia, propone la città turrita come sede. Alla fine i partners di quel progetto si tirano indietro, ma per lui la scelta di vita è già fatta, e decide di portarla avanti comunque. E’ il 1991, in 400 metri quadri di ex officina meccanica in via San Giovanni nasce la Galleria d’arte contemporanea Gagliardi: per qualche anno a gestione cooperativa mista con artisti e/o artigiani, in seguito a sola conduzione ‘familiare’. Ovvero: la moglie accanto al marito,  più avanti anche la figlia Giulia. A settembre faranno 25 anni, da celebrare con  una  mostra evento dedicata al genio di Riccardo Mannelli.  Oggi, dopo  130 mostre allestite, in ‘vetrina’  spiccano giovani artisti d’assalto che fanno breccia nel mercato (molte le donne): “Hanno al massimo 40anni e capacità esplosive – spiega– il problema è che là fuori (indica la strada) ci sono sempre meno persone interessate all’arte. Per motivi di tasca e di età”.


Perché è un problema?

“E’ sempre più un turista da bus o voli last minute, che a San Gimignano passa al massimo un’ora e spende in media 24 euro. L’inverno che abbiamo alle spalle, per noi è stato il peggiore di sempre. Negli ultimi 15 anni il modello di fruizione turistica è stato sempre più orientato alla quantità e non alla qualità ed al consumo rapido; l’offerta commerciale si è orientata di conseguenza, in una spirale a ribasso molto pericolosa. Quando aprimmo, non c’era niente che potesse assomigliare ad una galleria d’arte; negli anni se ne sono aggiunte quasi 20. Per tanti anni la clientela arrivava a noi dalla strada, e fortunatamente molti clienti di allora, oggi collezionisti fidelizzati, vanno a compensare visitatori sempre più distratti o persone con problemi economici sempre più generalizzati. E’ noto che a San Gimignano, come Amalfi o Positano, ogni giorno arrivano migliaia di visitatori, ma sappiamo pochissimo di loro. Si potrebbe fare di più per capire come stimolare un indotto maggiore o per attrarre chi potrebbe crearlo”.

 

In questi 25 anni siete diventati grandi…quando,  in particolare?

“Forse nel 1997. Facemmo un’antologica di Bruno Munari, il territorio respirò appieno l’evento, facemmo iniziative anche nelle scuole. Da lì iniziammo a puntare anche su uno scenario internazionale, che è poi diventata la nostra dimensione, pur restando a San Gimignano. Nel 2001 inaugurammo la nuova sede dell’Istituto Italiano di Cultura a Pechino. Nel 2010 cominciammo ad allestire progetti  espositivi anche altrove”.

 

Galleria


Qual’é il lato B di un impresa come la vostra, l’aspetto più sfiancante?

Interfacciarsi con le Amministrazioni pubbliche, oggi più che mai. E’ difficile intendersi, seguirne le procedure, soprattutto farsi dare delle risposte in tempi brevi e certi. Oggi, chi deve prendere decisioni deve scontrarsi con accumulo di normative e condizionamenti al limite di un vero e proprio immobilismo ”.

 

Nessuna eccezione?

“Si, ce ne sono: su progetti espositivi di prossima realizzazione a Nola, Cimitile, Firenze abbiamo trovato interlocutori sensibili e preparati. Ci sono anche dalle nostre parti, frenati a volte da localismi, conflitti d’interesse o dalla scarse possibilità di muoversi in tempo reale.

 

Il futuro visto dalla galleria?

“Nel mio caso vedo meno galleria, più promozione artistica. Con alcuni soci abbiamo dato vita ad un’associazione culturale, Artoday Events, con sedi anche altrove: lo scopo è d’interloquire meglio con le Istituzioni per una migliore programmazione culturale, quello che volevo fare da tempo. E ora magari ho anche un po’ l’età... per divertirmi, finalmente”.

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