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Bottega della memoria 2015: Un unico obiettivo professionale

Il racconto di Giampiero Petricci

01 dicembre 2015

 

La meccanica è stata la passione della mia vita! Voglia di studiare poca ma ho sviluppato fin dall’infanzia grande interesse per tutto quello che girava intorno al mondo delle auto e soprattutto al loro funzionamento. In pieno del boom economico dove il mezzo di trasporto privato si stava affermando a livello di massa era facile che un giovane rimanesse suggestionato da questo settore in forte espansione e che prometteva prospettive professionali interessanti. Per questo approfondire la conoscenza degli ingranaggi prevalse ben presto rispetto allo studio che, oggi, col senno di poi, mi pento di non aver portato avanti in maniera adeguata. Ad animarmi non era solo la curiosità attorno al mistero della motoristica ma la convinzione di tradurre questa mia passione in un lavoro che avrei voluto condurre prima o poi in autonomia attraverso la creazione di una azienda da gestire in proprio.


Con l’assunzione alla concessionaria Fiat Comas di Siena avvenuta quando ero ancora adolescente alla fine degli Sessanta, dopo aver abbandonato la scuola media senza averla conclusa con la delusione di mia madre, iniziò la mia avventura come meccanico. Un percorso che mi portò velocemente a progredire da semplice apprendista ad operaio specializzato fino a raggiungere a 28 anni il ruolo di Capo officina con il coordinamento di 20 dipendenti. Un ruolo non semplice da svolgere, negli anni Settanta, quando la crescente azione dei sindacati introduceva maggiori e a volte eccessive tutele dei lavoratori. Non era semplice coniugare le necessità produttive della proprietà con le istanze di una migliore vita lavorativa che provenivano dai dipendenti. Stare in mezzo significava dover sedare dei conflitti spesso accesi per i quali finivi per farne le spese personalmente. I turbamenti e il tormento che ne derivava, congiuntamente alla consapevolezza di aver maturato un’esperienza e acquisito una professionalità tale da permettermi di tentare la strada solitaria, furono l’incentivo a creare una mia impresa.


Nel 1979 venni a sapere che nella zona nord di Siena in località Stellino stavano costruendo una stazione di servizio per la distribuzione di carburante della Esso, comprensiva anche di officina meccanica. Riuscii tramite dei contatti a raggiungere il costruttore, un imprenditore romano, al quale mi presentai lasciando i miei recapiti e, consigliato da un amico, il mio curriculum che, ad onor del vero, fino a quel momento non avevo mai fatto e nemmeno sapevo cosa fosse. Infatti mi feci aiutare da lui per la compilazione di quello strumento che all’epoca non era così richiesto e che invece si rivelò strategico affinché venissi preso in considerazione. Infatti, nonostante non fui il solo a manifestare interesse per la nascente attività, le credenziali che possedevo e che ben avevo rappresentato in quel documento, furono giudicate le più idonee alla mansione che il costruttore dell’impianto intendeva affidare. Dopo soli tre giorni fui chiamato e poco dopo stringemmo l’accordo tramite la creazione di una società a responsabilità limitata. Nell’ottobre del 1980 partì la mia seconda vita lavorativa, avvolta da iniziali difficoltà, incertezze sull’esito del percorso intrapreso ma supportata dalla convinzione che avevo fatto la scelta giusta. Dedizione, impegno, presenza costante, grande attenzione e disponibilità verso la clientela, fecero sì che in breve tempo aumentassero le vendite in maniera esponenziale tanto da classificarmi come il più virtuoso fra gli esercenti di settore nella zona senese. Alla tradizionale erogazione del carburante, che raggiunse in determinati periodi il record dei 18.000 litri distribuiti giornalmente, si affiancava il settore officina per il quale avevo costituito un’altra società ad hoc. Anche in questo caso le vendite soprattutto nel comparto gomme e accessori andava benissimo implementandosi sensibilmente con il tempo. Posso dire con orgoglio e senza presunzione di aver gestito la stazione di servizio più grande e frequentata di Siena per almeno venti anni fino all’avvento di una rete di distribuzione di carburanti più ampia, diffusa e moderna in città. Ma anche il cambio radicale nella modalità di erogazione che vedeva sostituirsi ad un servizio prettamente manuale quello più asettico dei post pay di derivazione estera, relegando la figura del benzinaio a mero esattore dietro una cassa, furono un deterrente per incominciare a riporre le armi.


Sono poi subentrati dei disagi fisici parallelamente all’avanzare dell’età che non mi hanno permesso, da un certo punto in poi, di affrontare la vita lavorativa con la stessa tenacia ed energia del passato. Addirittura nel 1998 mi è stato diagnosticato un carcinoma alla prostata che sembrava allora lasciarmi solo pochi mesi di vita e con il quale, grazie a tempestive terapie invasive protratte nel tempo, continuo a convivere, avendo sventato la soluzione estrema che sembrava oramai prossima.


Di fronte a eventi del genere è legittimo che la grande passione avuta per il lavoro venisse messa in secondo piano e che alla lunga prevalesse la necessità di collocarmi a riposo, cedendo le mie quote societarie a terzi, convinto di essermi meritato un po’ di tranquillità dopo tanto impegno.


Anche se la piccola pensione da commerciante che percepisco non mi consentirebbe una vita decorosa che mi posso permettere solo perché la lungimiranza mi ha portato a suo tempo ad accumulare qualche risparmio, posso affermare che rifarei ancora oggi il cammino compiuto che non mi è pesato minimamente ed è stato fonte di grandi soddisfazioni umane.


Penso in qualche modo anche di aver contribuito allo sviluppo economico della mia città che oltremodo ha basato i livelli occupazionali e di sviluppo attorno al terziario in una strana forma di monocultura che oggi di fronte alla crisi che ha colpito le grandi istituzioni senesi è entrata in profondo affanno.


Mi sembra che ai giovani manchi quel coraggio e quella voglia di emergere che ha caratterizzato la mia generazione che comunque, nel fare impresa, piccola o grande che fosse, non ha trovato in città un ambiente fra i più favorevoli, ma è andata avanti vincendo la scommessa.


Tuttavia sento con gioia di aver rappresentato un pezzo importante dell’economia locale e di settore. E non ce la faccio a criticare più di tanto chi ancora oggi insegue il sogno di poter ottenere un posto agiato in qualche ente o soggetto privato, senza troppo impegno. In fondo anche i miei figli hanno fatto lo stesso e po’ di rammarico per non averli visti proseguire l’attività di famiglia ce l’ho. Ma è poca cosa rispetto al ricordo delle soddisfazioni che mi sono tolto e che riassaporo ancora aggi con la stessa emozione mentre affido alla penna questi brevi ricordi.


Giampiero Petricci