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WEB TAX Novità zoppa, e i grandi player ne approfittano

Iniziativa di Confesercenti: ”anche il resto del mondo deve applicarla”

13 febbraio 2024

 

web-tax

Il 2024 è il primo anno di applicazione in Italia delle norme sulla Global minimum tax, il sistema coordinato di regole di contrasto all’erosione globale della base imponibile delle imposte societarie sviluppato dall’Ocse (il cosiddetto Pillar 2) per fronteggiare possibili meccanismi di elusione fiscale internazionale, derivanti dalla digitalizzazione e dalla globalizzazione dell’economia. Sull’argomento, lunedì 12 febbraio Confesercenti Toscana ha promosso a Pisa l’iniziativa “Web tax. Novità e prospettive della tassa sul digitale” a cui hanno partecipato Nico Gronchi, presidente di Confesercenti Toscana e gli europarlamentari Susanna Ceccardi, Beatrice Covassi e Nicola Danti.

 

"La questione che Confesercenti poniamo non è ovviamente quella di restringere il campo delle attività digitali o di limitare le vendite online, ma è la necessità, non più differibile, di garantire un mercato realmente concorrenziale nel rispetto dei sistemi normativi, tributari e fiscali – ha affermato Nico Gronchi, presidente di Confesercenti Toscana -. Per questo si è posto da tempo un problema di politica fiscale e di Web Tax che per le dimensioni e le caratteristiche del fenomeno non può che essere di dimensione Europea prima e di armonizzazione a livello globale poi".

 

A CHI SI APPLICA LA GLOBAL MINIMUM TAX ?

Le norme sono rivolte ai gruppi multinazionali e nazionali con ricavi complessivi pari o superiori a 750 milioni di euro per assoggettarle ad una tassazione effettiva di almeno il 15% in relazione ai redditi prodotti in ogni Paese in cui operano. Le regole del Pillar 2 si basano su tre meccanismi che si compensano e si sovrappongono: l’imposta minima domestica, quella integrativa e l’imposta minima suppletiva con l'obiettivo che l’interazione di questi meccanismi garantisca una imposizione effettiva.

 

Il maggior gettito che l’Ocse stima a livello globale è tra i 150 e 190 miliardi di dollari circa per anno, una cifra che gira tra il 6,5% e l’8% delle entrate fiscali sulle società e per l'Italia che è passata dalla "vecchia" digital tax, che ha portato solo 230 milioni di introiti da queste compagnie, alla Global minimun tax si stimano entrate per oltre 2,5 mld di euro.

 

 

CHI L’HA EFFETTIVAMENTE INTRODOTTA?

Perché tutto questo accada appare necessario arrivare ad un numero minimo di Paesi che abbiano approvato le nuove norme e ad oggi questa soglia minima non è stata raggiunta. Infatti, nonostante il Pillar 2 sia stato approvato da oltre 140 paesi in sede OCSE, le giurisdizioni che lo hanno implementato in tutti e tre i meccanismi ad oggi sono soltanto 16 e tutte in Europa, mentre le altre hanno modalità e tempistiche differenti. Tra tutte, le due economie più grandi del mondo, la Cina e gli Stati Uniti, non implementeranno il Pillar 2 nel 2024 e nessun Paese dell’America Latina e quasi nessun Paese emergente ha per ora implementato le norme, e numerosi altri Paesi sembrano adottare un approccio attendista.

 

I dati confermano i motivi della resistenza di questi paesi: nel 2022 il giro d'affari aggregato delle 25 maggiori compagnie web mondiali ha toccato quasi quota 1.800 miliardi di euro, pari al 90% del Pil italiano. il 70% del fatturato è stato generato dai colossi statunitensi, il 26% da quelli cinesi e solo il 4% dai gruppi di altre nazioni ma con differenze importanti: i primi tre player, Amazon, Alphabet (Google) e Microsoft, rappresentano da sole oltre il 50% dei ricavi. In Italia il fatturato aggregato delle prime 25 compagnie ha raggiunto 9,3 miliardi nel 2022.

 

COSA RESTA DA FARE ?

"Confesercenti ha chiesto in più occasioni che l'Italia si facesse parte attiva nel sostenere una Global mininum tax per i colossi del web e con i Decreti di fine anno si è arrivati all'introduzione effettiva in Italia e in molti Paesi europei – ha proseguito Gronchi - è un enorme passo avanti, ma se l'Europa non continuerà ad insistere nel pretendere che tutti i Paesi che hanno sottoscritto l'accordo lo applichino effettivamente, rischiamo di vanificarne gli effetti e anzi creare un effetto boomerang per le economie europee i cui danni diretti di scaricherebbero in particolare sulle piccole e piccolissime imprese”.

 

L’Unione europea sembra infatti al momento più isolata rispetto a quelle che erano le aspettative iniziali di introduzione della Global minimum tax e il paradosso è che, a livello globale, in mancanza di un allargamento futuro del numero di Paesi aderenti potrebbe avere delle ripercussioni sulla competitività delle imprese europee e Italiane che si troverebbero a dover sostenere ulteriori oneri fiscali.  "Con l’iniziativa odierna, chiediamo ai parlamentari europei eletti in Toscana di tenere alta l'attenzione su questo tema a livello europeo, monitorando l'andamento effettivo della nuova Global minimum tax e prevedendo correttivi se e quando si renderanno necessari – ha aggiunto Gronchi - L'impresa diffusa del nostro Paese deve essere messa in grado di competere ad armi pari o le grandi sfide del digitale, dall'internet of things fino all'intelligenza artificiale, finiranno per essere una condanna e non una opportunità”.

 

“Bene l’entrata in vigore della global minimum tax per i colossi del web che pagavano cifre irrisorie a fronte di ricavi miliardari. Tuttavia, l’impegno in sede europea deve continuare, con l’obiettivo da un lato di far applicare effettivamente la ‘minimum tax’ in tutti i Paesi comunitari e dall’altro di farla diventare davvero ‘global’, ovverosia in vigore anche nei Paesi extraeuropei” ha dichiarato l’europarlamentare Susanna Ceccardi. “In Europa dobbiamo lavorare per una maggiore armonizzazione fiscale e per impedire l’elusione fiscale programmata” ha aggiunto l’europarlamentare Beatrice Covassi. “Grazie a Confesercenti per aver organizzato questa iniziativa su un tema essenziale per il presente e per il futuro – ha detto l’europarlamentare Nicola Danti - Non possiamo più permettere distinzioni che favoriscano le grandi compagnie”.

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