DIETROLAVETRINA 25 anni di Melina

De Miccoli, un quarto di secolo per il primo alimentari 'misto' del centro di Siena

19 settembre 2018

 

La concorrenza,  gli affitti, le tasse, le vicende personali. Di motivi per gettare la spugna, tra chi per mestiere fa il commercio al dettaglio, ce ne sono svariati. Infatti molti la gettano, e il centro di Siena sicuramente ne porta i segni.  Altri invece resistono, magari pagando un prezzo personale difficile da quantificare in soldi. Nel caso di Melina è il tempo rubato alla famiglia: “a mio discapito  non sono riuscita a fare la mamma a tempo pieno, e ora neppure la nonna. Forse sono troppo accanita, o semplicemente affezionata a questo posto; d’altronde penso che se una cosa o la si fa bene, o non si fa”. 

 

Melina  è il nome più noto di Carmela De Miccoli, 25 anni questo mese  di  bottega alimentare in via San Pietro 84, appena sotto la parte più antica di Siena. Quando aprì, nel 1993, era poco più di una ragazza  venuta via da Napoli (e da un lavoro avviato come insegnante di taglio e cucito) per dare un futuro migliore a due figli piccoli.  Cinque anni di gavetta nel negozio del fratello, già avviato nello stesso settore; e poi la scelta di aprire in proprio, cercando nuove soglie da varcare. “Non c’erano ancora i grandi supermercati alimentari a Siena – racconta – così iniziai ad essere un punto di riferimento per la zona,  che all’epoca era anche più popolata di senesi. Dieci anni più tardi acquisii anche la licenza bar, e in pratica fui la prima in centro ad abbinare le due cose  . Per diversi anni dovevo tenere un laccio a suddividere le due parti dello stesso locale, con i vigili che mi facevano storie. Inizialmente la somministrazione era marginale, poi le proporzioni si sono invertite”.

Un’avventura tutta personale?

“In negozio siamo sempre stati in  due. Prima con me c’era un figlio, poi un altro, poi il marito, infine una ragazza, Caterina, che resiste da  12 anni . I figli m hanno criticato spesso, perché non guardo feste e orari. Inizio la mattina alle 9 senza chiudere fino a tardi , se c’è bisogno. E il negozio è un pezzo di casa, lo si vede anche da com’è arredato”.

 

In Italia ora si parla di chiusure domenicali…

“Una proposta che mi trova d’accordo se riferita ai grandi supermarket. Stare sul mercato a noi pesa più che a loro”.

Quanto è cambiato nel tempo il suo lavoro?

“Abbastanza. In giro nel settore c’è  più molta improvvisazione.  Le soddisfazioni sono sempre  altalenanti,  dopo la crisi mondiale il calo si è sentito: prima vendevi un pecorino intero, ora al massimo la dai a spicchi. Aggiungere la somministrazione alla vendita di alimentari è stato fondamentale per resistere”.

E Siena?

“E’ cambiata meno del negozio. Rispetto agli inizi qui ci sono più turisti, anche più musicisti della Chigiana.  Ma ci vorrebbero più bagni pubblici, e sacchi della spazzatura per meno tempo in strada”.

 

Venticinque anni di attività…ora punta ai 30?

“Se la salute me lo permette mi piacerebbe. Dovrei anche pensare un po’ più a me stessa, quest’anno non ho visto il mare. Ma d’altronde quando a luglio vedi che c’è gente in negozio e pensi a quando a novembre non ce ne sarà…”.